RACCONTO
Quella mattina mi svegliai di buon umore, avevo fatto un sogno bellissimo, m’ero sognata di essere all’atelier delle sorelle Fontana dove mi trattavano con tutti riguardi, le proprietarie stesse si disfavano per assecondare i miei desideri come fossi stata la moglie del Presidente. I vestiti bianchi, rossi, verdi, gialli, blu mi passavano davanti come escono i piatti pronti dalla porta della cucina di un ristorante ed io con noncuranza li allontanavo con un semplice e lento gesto delle dita. Proprietarie e commesse erano disperate, con la coda dell’occhio le vedevo fare gli scongiuri quando nell’eccitazione generale aprivano la scatola di un nuovo vestito o di un nuovo paio di scarpe o di una borsetta, perché anche quella era importante, doveva fare da “parure” sia col vestito che con le scarpe, ma anche col rossetto delle mie labbra perché no: dimentichiamo il fondo tinta e l’ombretto dei miei occhi? Certamente quel sogno dava sfogo a tutta una sequela di desideri reconditi e compressi che cullavo fin da bambina, tanto che non avevo smesso di giocare con la Barbie neanche quando l’età non più verde mi avrebbe suggerito di farlo.
Sono passati alcuni giorni da quel fantastico risveglio, forse anche dei mesi, ma mi trastullavo nel vedermi bella, elegante, ossequiata, ammirata, desiderata come lo sarei stata se quel sogno avesse previsto anche l’acquisto di quel fantastico completo che tanto desideravo da non riuscire nemmeno ad immaginare di vedermelo addosso, perché il sogno si interruppe prima.
Fu ieri mattina che, passeggiando tra le vetrine che racchiudevano i miei sogni, rimasi quasi folgorata … eccolo là il completo che m’era stato negato anche nel sogno!!! Quel particolare tono di rosso che sembra inscindibile dai capelli biondi era lì in bella mostra, tutto per me. C’era anche una borsetta ed un baschetto con una macchia centrale dello stesso colore e incorniciata di marrone. La gioia fu enorme! Nella smania di poterlo vedere da tutti i lati ed in tutti i particolari sporsi la testa oltre il consentito ed andai a sbattere contro il vetro che non si ruppe solo perché era a prova di proiettile. Forse fu quella botta che mi convinse all’acquisto. Sì, lo acquistai, lo portai a casa ed in preda all’eccitazione lo indossai senza tener conto di quel gattaccio nero che mi attraversò la strada al rientro. Quando tutta gongolante imboccai via del Corso ero talmente presa a guardare se ero guardata che non mi accorsi del pericolo che stava incombendo su di me. La vidi quando ormai era solo a pochi passi e non potevo più scansarla. Mi assalì un rabbia disperata che sentii il corpo rabbrividire. L’apparizione improvvisa di un serpentaccio con le fauci spalancate non mi avrebbe fatto lo stesso effetto !!!!
- La vidi e l’odiai – Era vestita come me !!! –
Stesso vestito! Stesse scarpe! Stessa borsetta! Stessa pettinatura! Forse anche stesso marito, ma quello non mi importava. La odiai con tutte le mie forze. Fu solo la forza di volontà che mi impedì di saltarle addosso e disintegrarla! La incrociai tenendo la testa alta in tono di sfida, ma finsi di ignorarla. Quando mi fu a fianco non dissi una parola, ma le scaricai addosso tutto il mio rancore e in lei notai un sussulto, forse l’avevo colpita! Aspettai che passasse, poi mi voltai per guardarla … che rabbia, anche lei guardava me e gli sguardi si incontrarono.